Atlante dell'infanzia a rischio

Conclusioni

Negli ultimi decenni l’Italia è stata in grado di fare tanto per i bambini.
Lo testimonia la stessa storia di Save the Children. Un’organizzazione che, nel dopoguerra, è arrivata nel nostro paese per soccorrere e sfamare i bambini italiani e che oggi, grazie a tanti donatori italiani, è in grado di far partire dall’Italia aiuto e soccorso per milioni di bambini nel resto del mondo.

Cosa sta accadendo allora oggi e perché leggiamo con tanta preoccupazione le pagine di questo Atlante? I segnali sono ben visibili, i dati purtroppo inequivocabili. La caduta libera dei parametri relativi al benessere dell’infanzia nelle regioni del Sud, le aree di sofferenza che crescono anche al Centro e al Nord; la palese inadeguatezza nell’affrontare grandi processi di trasformazione, come la crescita della presenza dei minori di origine straniera. Vuoti di conoscenza, in un Paese in cui sappiamo tutto di tutti ma dal 2002 non viene più prodotto nemmeno un dato ufficiale sul lavoro minorile. Vuoti di visione, nel governo di un sistema scolastico umiliato e messo ai margini di qualsiasi prospettiva di sviluppo. Vuoti di strategia, con un deregolamentato e confuso trasferimento di poteri nel welfare alle Regioni che rischia di fare crescere le diseguaglianze e di rendere ancora più opaco il quadro delle responsabilità pubbliche. La crisi economica non può essere addotta come unica giustificazione di questi segni di arretramento. Non è solo il crollo delle risorse stanziate dallo stato per i minori e le famiglie – già in passato così basse! - a fare la differenza. Quella che si registra è una sostanziale rimozione della questione infanzia e adolescenza in Italia. Ne è dimostrazione pratica il fatto che, al contrario di quanto avviene nella gran parte dei paesi europei, non abbiamo allo stato attuale alcun provvedimento organico in atto per fronteggiare la questione della povertà minorile, per combattere la dispersione scolastica, per un intervento deciso a favore dei minori che crescono al Sud, per costruire, finalmente, una rete nazionale di servizi per la prima infanzia. C’è, è vero, un nuovo Piano infanzia varato nel 2010, con contenuti importanti. Ma è solo sulla carta: privo com’è di risorse finanziarie, di obiettivi di avanzamento e di sistemi di monitoraggio.

In questo contesto di trascuratezza istituzionale, a mordere è il senso di solitudine, ancora prima della mancanza di risorse, vissuto dai tanti, tantissimi, che in Italia si spendono concretamente per i diritti dei bambini. Dobbiamo riconoscere senza retorica che, se non fosse all’opera questo pacifico esercito di persone – maestri, operatori sociali e sanitari, educatori, assistenti sociali, amministratori, giovani, comunità locali e volontari - il nostro sarebbe un paese diverso e senza dubbio peggiore. Disponiamo di energie, intelligenze e capacità per fare in modo che il peso della crisi non gravi soprattutto sulle spalle dei bambini e degli adolescenti, per alleviarne anzi gli effetti e non pregiudicare le loro opportunità e il loro futuro. Nel 2011 Save the Children ha attivato un ambizioso programma di cinque anni dedicato ai bambini e agli adolescenti in Italia, proponendosi di rafforzare stabilmente le infrastrutture sociali e di protezione e di cura per i minori, con particolare attenzione alle aree più deprivate. Valorizzare dunque e diffondere le esperienze di eccellenza sapendo dimostrare la loro efficacia e la loro sostenibilità; creare alleanze con il settore pubblico e con il mondo dell’impresa e della produzione attorno ad un’agenda di impegni concreti, perché ciascuno assuma il suo pezzo di responsabilità; aprire spazi di partecipazione e di cittadinanza attiva per i bambini e gli adolescenti perché siano i protagonisti della loro crescita. Puntando sulla qualità, l’innovazione e, soprattutto, sulle capacità e sulla voglia di fare delle comunità locali.
Il compito primario di Save the Children oggi in Italia forse è proprio questo: contribuire a dare voce, sostenere e fare rete con le tante forze che sono in campo a fianco dei minori più a rischio. Questo Atlante dunque è la nostra agenda di lavoro.

di Raffaela Milano - Direttore Programmi Italia e Europa

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